Cos’è davvero il “lato cieco”
- maurobroccalifecoa

- 10 minuti fa
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Nel lavoro con CEO e Titolari vedo spesso la stessa dinamica: ci sono comportamenti che tutti notano, tranne la persona che li mette in atto.
È quello spazio dove l’idea che hai di te non coincide con l’effetto che produci sugli altri.
Il tuo lato cieco non riguarda ciò che non sai fare, ma ciò che fai senza rendertene conto.
È nascosto a te, ma perfettamente visibile a chi lavora con te ogni giorno.
La Finestra di Johari in pratica
La Finestra di Johari descrive l’autoconsapevolezza con quattro quadranti: aperto, cieco, nascosto, sconosciuto.
Per il lavoro di coaching il quadrante più interessante è proprio quello cieco: ciò che gli altri vedono di te e tu no.
Area aperta: ciò che tu e gli altri conoscete di te, la base della fiducia.
Area cieca: comportamenti e atteggiamenti evidenti agli altri, ma fuori dal tuo radar.
Area nascosta: ciò che scegli di non mostrare.
Area sconosciuta: parti di te ancora inesplorate.
Nel coaching con imprenditori e top manager il lavoro più potente consiste nel rendere visibile una parte di quell’area cieca, senza giudizio, ma con estrema concretezza.
Una storia che parla di noi
Durante una conferenza era presente un mio collega che stimo molto e mi fece notare che per tutta la conferenza avevo parlato alla classe guardando solo lui, nel tentativo di impressionarlo. Forse mi sentivo superiore al “materialismo” delle persone intorno a me, ma in realtà stavo solo cercando approvazione, esattamente come chi criticavo.
Quella osservazione, inizialmente respinta con fastidio, divenne uno spartiacque: mi mostrò un lato di me che non volevo vedere. Ci misi mesi ad accettarlo, ma alla fine riconobbi che quel feedback duro era stato uno dei regali più importanti della sua vita.
Manuale d’uso del tuo lato cieco
Immagina di avere un breve manuale operativo su come gestire il tuo lato cieco da leader. Può suonare più o meno così:
Sospendi la difesa automatica Quando arriva un feedback che punge, la prima reazione è giustificarsi o attaccare. Allenati a fare il contrario: respira, ascolta, non rispondere subito.
Chiedi esempi concreti Non fermarti alle etichette (“sei troppo diretto”, “sei distante”). Chiedi: “In quale situazione specifica lo hai notato?” Questo rende il feedback utilizzabile, non solo fastidioso.
Confronta intenzione ed impatto Tu conosci le tue intenzioni, gli altri vivono l’impatto dei tuoi comportamenti. Chiediti: “Cosa volevo ottenere?” e “Che effetto ho realmente generato sul mio team, sui miei soci, in famiglia?”.
Usa uno schema chiaro (tipo Johari) Metti nero su bianco ciò che è noto a te e agli altri, ciò che tieni nascosto, ciò che emerge dai feedback. Visualizzare questi quadranti aiuta a ridurre l’area cieca e ad ampliare l’area aperta, dove cooperazione e fiducia crescono.
Agisci in piccolo, ma in modo osservabile Non serve stravolgere tutto in una volta. Scegli 1–2 comportamenti da modificare e rendili visibili nel quotidiano: come dai feedback, come gestisci il dissenso, come entri in riunione.
Crea un sistema di riscontro continuo leader più efficaci non aspettano che la realtà li svegli con un “pugno nello stomaco”. Chiedono regolarmente: “Cosa potrei fare meglio nella nostra collaborazione?” e accettano di sentirsi a disagio pur di crescere.
Se vuoi portare questo nel tuo ruolo di leader
Il lavoro che faccio ogni giorno con CEO e Titolari è esattamente questo: trasformare feedback scomodi in strumenti pratici di guida, decisione e relazione.
Utilizzo coaching, PNL e ipnosi per aiutarti a vedere ciò che oggi ti sfugge, integrare queste nuove consapevolezze e trasformarle in comportamenti efficaci e coerenti con i tuoi valori.
Se senti che è il momento di guardare il tuo lato cieco con più lucidità, possiamo farlo insieme in un percorso riservato e concreto, pensato per chi porta ogni giorno la responsabilità di guidare persone e aziende.
Puoi contattarmi direttamente dai miei canali, oppure, clicca qui e compila il modulo per confrontarci sulla tua situazione specifica e capire se e come lavorare insieme.








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